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lunedì 5 marzo 2012

LA MOLDOVA NON È UN PAESE PER VECCHI

Di Victor Druta

La Moldova non è un paese per vecchi, lo scrive Nicola Baldassare, un italiano di Pescara che ha deciso di vivere nel mio paese. Nel libro “Un anno in Moldova”, diario semiserio di un italiano nel paese delle dolci colline (http://www.unibook.com/it/nuovi-titoli ), spiega agli italiani, ma anche ai moldavi, questa sua scelta che a prima vista può sembrare bizzarra. Per Nicola invece, questa scelta, è stata interessante e stimolante. Non solo, la sua scelta è stata una sfida con se stesso. La sua storia, Baldassare, la paragona a quella del mitico condottiero Cortes, il conquistadores che bruciò le navi sulle quali approdò in America Centrale. Baldassare non ha bruciato certo la sua casa di Pescara, semplicemente ha deciso di lasciarla e di comprarne un altra insieme a sua moglie moldava, un appartamento nella capitale di Repubblica di Moldova, Chisinau. È così che comincia la sua storia.

Per noi moldavi, il libro di Baldassare è un'ottima occasione di sapere come vedono gli stranieri il nostro paese e di mettere un po' in discussione quelle verità che noi diamo per scontato. La Moldova è un paese europeo sconosciuto a tanti, quello che incuriosisce noi moldavi sono le osservazioni e le stranezze che un occhio straniero, quello di un italiano in particolare, riesce a cogliere nel nostro paese.

È interessante per esempio come Baldassare descrive il rito del battesimo ortodosso che presuppone l'immersione completa del nascituro e descrive un caso in cui il bambino battezzato è annegato durante la cerimonia. Nel suo libro parla anche di matrimoni fra giovani moldavi i quali si sposano a cuor leggero a 20-22 anni, per divorziare poi con altre tanta facilità dopo pochi anni.

Baldassare si sofferma a lungo anche sui funerali, il funerale moldavo gli sembra a dir poco strano, è colpito dal fatto che la salma viene esposta all'aria aperta nella bara, dall'eccessivo cerimoniale: il corteo funebre che si ferma di tanto in tanto per la distribuzione di doni rituali, la bara che viene chiusa e sepolta sotto un cumulo di terra, la grande tavola imbandita a casa del morto, le grandi mangiate e bevute a distanza di una settimana dal decesso, di quaranta giorni, di sei mesi, due anni, sette anni,etc. Noi moldavi siamo abituati a questo complicato cerimoniale, anche all'idea che le spese del funerale ti può indebitare per anni. Per l'italiano Baldassare invece, con tutto il rispetto che egli ha per le nostre tradizioni, la cosa è incomprensibile.

Baldassare, da osservatore ironico qual'è, si meraviglia nel constatare che nei locali pubblici si vedono solo ragazzi e si chiede dove sono i moldavi di una certa età. Egli scrive nel suo libro: “Spesso mi chiedo se in Moldova esiste una legge che impedisce agli ultra quarantenni di frequentare luoghi pubblici, in giro non si vedono. Per non parlare degli anziani che a una certa ora scompaiono misteriosamente dalle strade. Ho il fondato sospetto che all'imbrunire in tutta la Moldova suona una specie di coprifuoco e le persone di una certa età si rifugiano atterrite in casa per paura dei rastrellamenti. Nei bar, ristoranti, pizzerie... si vedono solo giovani. Decisamente la Moldova non è un paese per vecchi.

L'autore descrive con un certo humor anche le capre che brucano l'erba nei spazi verdi tra le palazzine della città e immagina il pastore che scende dal settimo piano con il secchio per la mungitura quotidiana. Egli è colpito dal fatto che la Moldova è il paese dove si festeggia due volte il Natale e due volte il Capodanno! Praticamente il calendario moldavo è un susseguirsi di feste religiose, compleanni, onomastici, insomma, ogni occasione è buona per festeggiare! Parla con tenerezza dei suoi suoceri che fanno una grande faticata nell'attorcigliare sulla forchetta i spaghetti.

Ma nel libro di Baldassare non si trova solo ironia e humor, ma anche la commozione di fronte alla storia recente della Moldova, del crollo dell'economia, l'impoverimento della gente, l'emigrazione, bambini abbandonati, i suicidi. Descrive il bigottismo della politica, le manifestazioni dei preti ortodossi contro le vaccinazioni e contro i gay. Descrive con sincero dolore tutti questi tragici avvenimenti e crede che la Moldavia debba essere particolarmente grata alle sue donne... “autentiche eroine moderne, spesso costrette con grandi sacrifici ad abbandonare i propri affetti per emigrare, per dare un futuro migliore ai propri figli.” I moldavi “dovrebbero erigere un monumento alle donne, un monumento sulla piazza centrale accanto a quello di Stefan cel Mare: il grande eroe del passato con accanto l'eroina del presente.

Mihai Ciobanu
Ho letto con grandissimo piacere e mi sono anche commosso dalla descrizione di un concerto di musica popolare a cui Baldassare ha assistito. Ecco un brano del suo libro che la dice lunga sul carattere dei moldavi...: “L'orchestra attacca le prime note, è la canzone che tutti si aspettano, la sala ammutolisce, tutti trattengono il fiato, il brusio cessa, Mihai Ciobanu canta le prime strofe, “casa părintească nu se vinde, nu se vinde tot ce este sfânt” (la casa dei genitori non si vende, non si vende tutto ciò che è santo) ... Nella sala cala un silenzio assoluto, gli occhi si fanno lucidi, il cantante prosegue con la sua voce melodiosa, lacera le animi, scuote il pubblico, nella sala aleggia lo spirito dei genitori che non ci sono più. Molti spettatori hanno i volti rigati dalle lacrime, piangono senza ritegno, il cantante ha toccato una ferita aperta che adesso sanguina, molti sono stati costretti a vendere la “casa părintească”, la vecchia casa dei genitori per necessità... Anch'io sento una mano che mi stringe lo stomaco, non riesco a nascondere la commozione. La canzone giunge al termine, la musica si ferma, nella sala, per un instante, scende un silenzio totale, poi, dopo un lunghissimo interminabile instante, un fragoroso applauso a scena aperta con tutti in piedi ad applaudire con i volti bagnati dalle lacrime.

Grazie, Baldassare!