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mercoledì 28 dicembre 2011

STORIA DI UNA EMANCIPAZIONE DIFFICILE

di GLOBAL


Il riscatto di una donna moldava

È proprio vero che la sofferenza spesso stimola le virtù. Lo testimonia la vicenda di Angela, una donna moldava, piccola, piena di energia, non proprio gratificata dalla natura. Per sfuggire alla miseria del suo Paese e non far patire la fame ai propri tre figli, emigra in Italia tra mille peripezie e pericoli inenarrabili.

Sola senza alcun appoggio morale e materiale, da immigrata irregolare riesce con tenacia ad inserirsi nel lavoro vendendosi la libertà. Infatti lavorerà sempre come badante a tempo pieno per guadagnare molto e spendere poco.

Invia denaro in Moldova per mantenere i figli , ma anche … per mantenere il marito, già perché ha anche un marito. Uno di quegli uomini che non è proprio raro incontrare in Moldova, uomini che amano così tanto bere, da non avere tempo per lavorare e che in famiglia esercitano la funzione di maschio e il ruolo di padrone, picchiando moglie e figli.

Questa piccola donna, sepolta viva nelle case degli italiani, sfama i suoi figli, ma si preoccupa anche del loro avvenire. Quindi fa di tutto per farli venire in Italia, si informa sul come, quando e dove poter collocare inizialmente il figlio più grande. Paga migliaia di euro ad una organizzazione per fare entrare da clandestino il figlio più grande che ha 13 anni. Finge di abbandonarlo, perché sa che le autorità, trovando un minore, lo affideranno ad un istituto dove i ragazzi abbandonati e senza famiglia vengono accuditi ed avviati ad un mestiere. Angela segue l’operazione del ritrovamento da lontano. Poi dopo aver individuato l’istituto dove si trova il figlio, lo incontrerà la domenica quando esce dall’istituto.

Più difficile è stato far venire la seconda figlia. In questo caso rischia tutto, ma non può lasciarla con un padre alcolizzato che porta in casa le donne di piacere senza alcun riguardo per i figli. Così, da clandestina torna in Moldova e sempre da clandestina ritorna in Italia con la figlia, dopo aver pagato l’organizzazione che organizza il viaggio.

Con il terzo figlio è tutto più semplice, infatti, ottenuto il permesso di soggiorno e assolte le procedure amministrative per il ricongiungimento familiare, parte con un volo. Però, quando arriva in Moldova trova in casa il marito disoccupato che ormai mantiene una amante stabile con la quale spende i soldi che invia per il figlio. Non si scoraggia, concede il divorzio al marito violento, traditore, disoccupato ed alcolizzato. Ma il marito capisce che se perde l’ultimo figlio perde anche le rimesse che la moglie invia per mantenerlo e che lui usa per amanti e alcool. Allora si oppone e chiede soldi per autorizzarne la partenza.

La piccola eroina paga il riscatto di 5.000 € e porta in salvo in Italia l’ultimo figlio, abbandonando definitivamente la Moldova.

...Se non fosse una storia vera, questa potrebbe essere la favola di una allodola che porta in salvo i propri piccoli da un nido esposto a un grave pericolo.

Ormai il figlio più grande è un meccanico e la seconda è parrucchiera. La madre, sempre sepolta in una famiglia italiana, da lontano li gestisce e organizza, prende in affitto un piccolo appartamento e la domenica li raggiunge, finalmente sembra avere risolto i suoi problemi, ma non è così.

Un giorno il figlio grande viene avvicinato da alcuni connazionali, appositamente venuti dal nord Italia, che con fare minaccioso gli rimproverano di aver abbandonato e dimenticato il povero padre in Moldova che ora vive in grave difficoltà. Lo invitano così a fare il suo dovere consegnando loro una somma che avrebbero fatto recapitare al poveretto. Il ragazzo, purché impaurito dalle minacce, racconta la vera storia e confessa che con il suo lavoro intermittente riesce appena a contribuire alle spese della famiglia. I due prepotenti restano sorpresi e commossi da quanto appreso e, lasciando libero il povero ragazzo, gli promettono che avrebbero richiesto le spese al padre.

Ma la vicenda ha un seguito. Un bel giorno in Italia bussa alla porta dei figli il padre padrone, si presenta ai figli come un uomo solo ed abbandonato, li impietosisce e li convince ha chiedere la generosità della madre per ospitarlo nella loro casetta. In realtà è venuto per chiedere alla moglie di rinunciare all’assegno che nella sentenza di divorzio il giudice gli ha imposto di pagare per il mantenimento dei figli.

E qui avviene il colpo di scena. La povera Angela dopo tutti i patimenti, le sofferenze, lo sfruttamento, i ricatti, le botte subite e l’umiliazione del tradimento si accorge di essere diventata forte. Si accorge di essere diventata autonoma nel pensiero e nelle azioni, che non è più disposta a subire, che non si sente più inferiore al marito ne a nessuno altro, che non è più disposta di fare finta di non vedere e di non sentire.

In quel momento decide di dire basta, con un sol colpo sistema tutta la famiglia. Ai figli, cosi indulgenti con il padre, dichiara che se amano così tanto il padre possono tornare a vivere con lui in Moldova, facendo così la felicità del genitore che non dovrà più pagare gli alimenti per loro, infatti la sua generosità la urla, dicendo che pagherà volentieri tutti gli alimenti per assecondare pace e serenità a tutta la famiglia. Quindi intima al marito di raccogliere le sue cose e lasciare immediatamente la casa insieme a quei figli che per amore vogliono seguirlo, altrimenti avrebbe chiamato la polizia.

E’ un colpo di teatro, una scena di esemplare liberazione e riscatto. Da quel momento Angela si sente emancipata, finalmente libera, padrona di se stessa, consapevole di poter pretendere rispetto da tutti, consapevole di aver conquistato la libertà, di poter scegliere di essere ciò che desidera, di dire o fare ciò che vuole, di non avere vincoli di nessun genere, di non dover rendere conto del suo operato a nessun paesano e a nessun parente, di non essere più succube di nessuna consuetudine o usanza e di nessuna tradizione popolare, se non per sua libera scelta.

Angela si è costruita la sua emancipazione con sofferenza e sacrifici, dopo un percorso di stenti, di sofferenze morali, fisiche e mentali, di umiliazioni e di vergogna. Con la sua piccola cultura, ma con forza d’animo e semplicità c’è riuscita. La sua vita è cambiata per sempre.

Ma ancora poche sono le donne disposte a fare tanto, e anche capaci di apprezzare questa storia. Per questo motivo questa storia merita considerazione e attenzione da parte di chiunque abbia la possibilità di diffonderla. Facciamola circolare e conoscere soprattutto in Moldova.

mercoledì 21 dicembre 2011

PURE I MOLDAVI HANNO IL DIRITTO DI ROMPERE LE PALLE


 Commentando un mio articolo su Leonida Lari, una poetessa moldava recentemente mancata, Nicola Baldassare, un italiano che ha scritto un libro sulla Moldavia, aveva detto: ”Leonida Lari faceva parte di quei "moldavi per caso" che hanno mandato i giovani moldavi a morire contro i russi. Poi si è stupita che i romeni non volevano sentir parlare di "unirea", erano troppo impegnati a spartirsi il bottino del dopo Ceausescu. Errori costati il sangue di centinaia di moldavi.” Ho risposto così:

“Signor Baldassare, la guerra contro il regime di Smirnov non fu certamente una decisione lungimirante della politica moldava. Fu però una guerra giusta, la Transnistria era ed è il nostro territorio nazionale, riconosciuto come tale dai trattati internazionali. Non è stata Leonida Lari, ne altri poeti, a scatenare questa maledetta guerra. Lari, con le sue poesie, con i suoi infiammanti discorsi non fece che dare un po' di fiato ai nostri sentimenti nazionali. Si, era una esagerata. Lei, però, come italiano, dovrebbe comprenderla.

Mazzini non era esagerato? E Garibaldi? Ma che Garibaldi?! Prendiamo Gabriele D'Annunzio, con quella fighissima impresa di Fiume! Con i suoi voli in aeroplano, con i volantini, con i suoi discorsi, con la Costituzione di Fiume, basata sulla musica, ha-ha... E allora Lei, sg. Baldassare, concede volentieri agli italiani il diritto di fare a Fiume un anno e mezza di delirio totale, con droghe, sesso, poesia e musica, con futuristi, dadaisti, maghi e puttane girando nude per la città. E invece boccia impietosamente i moldavi che si sono permessi di scrivere poesie nazionaliste! Non è per niente giusto! Abbiamo pure noi il diritto sacrosanto di rompere le palle a qualcuno!

Mi dispiace dirglielo, ma Lei altro non fa che ripetere le cazzate della peggior propaganda russa, quella che puzza schifosamente di marciume sovietico.”

lunedì 19 dicembre 2011

LA SCOPERTA DELLA MOLDAVIA SU FACEBOOC


    • Nicola Baldassare Ma in Moldova ci sono moldavi o sono tutti russi o romeni?
      sabato alle 13.40 ·
    • Victor Druță
      Signor Baldassare, ma il ebreo italiano è italiano o ebreo? Ma l'italiano americano è americano o italiano? Ma il cileno di lingua spagnola è cileno o spagnolo? Tutte queste domande sono assurde perché l'appartenenza nazionale non c'entra c...on la lingua materna di una persona. Esistono lingue. Ed esistono nazioni. Non si soprappongono esattamente. Esistono vecchie nazioni di un inconfondibile carattere, i francesi per esempio. Esistono nazioni giovani, come l'Italia, che non sono ancora ben salde e si confrontano con crepe leghiste. I moldavi sono una nazione in formazione. Con un po' di volontà e di fortuna potrebbero creare uno stato perbene. Uno stato con valori comuni indifferentemente dalla etnia del cittadino, sia questo di lingua romena o russa, non importa. Alcuni moldavi vogliono unirsi in una nazione con la Romania. Altri, invece, vogliono l'indipendenza. A me questa cosa non importa. Io voglio solamente un paese civile per viverci. Che si uniscano con la Romania, se sono in grado. Che rimangano indipendenti fino alla fine del mondo, se gli piace. Purché non tocchino la lingua rumena battezzandola moldava e deturpandola. Purché non mettano assurdi recinti di oddio ed isolamento ne all'est, ne all'ovest. In Moldavia, ora, è questo che si fa. Purtroppo. Per fortuna, ce abbiamo pure un po' di gente normale che fa amore e produce bambini e si gode la vita mandando a diavolo tutte le controversie. È quello il nostro futuro! Comunque, io accarezzo sempre una speranza segreta: qualunque fosse il futuro del mio paese, l'Italia sarà per sempre!Visualizza altro
      sabato alle 19.45 ·
    • Nicola Baldassare
      Gli USA sono una nazione formata da diverse etnie ma tutti si sentono americani. Quando negli USA suonano l'inno tutti si mettono la mano sul cuore e cantano. Questo in Moldova non esiste. La Moldova è l'uinico paese al mondo dove il govern...o è costretto ad esporre cartelloni pubblicitari con la scritta " La Moldova è il tuo paese"! Perchè? Perchè da venti anni, bada bene, non venti mesi, non si è fatto nulla per "moldovizzare" il paese, ogni partito politico strizza l'occhio alle varie etnie per scopi elettorali. Risultato? Una confusione linguistica indescrivibile! Una anomalia tutta moldava è il fatto che il tuo interlocutore non sai mai in che lingua ti si rivolge. La lingua moldava non esiste, esiste la lingua romena, ma questo non vuol dire assolutamente che i moldavi sono romeni, così come gli austriaci non sono tedeschi. La Romania è una invenzione geografica, non esiste una etnia romena, è un artificio storico. I popoli occupati dai romani nel corso dei secoli sono tutti "popoli romani", cioè popoli di lingua e cultura latina, il discorso non vale solo per i "vlahi"(i veri discendenti dei romani), ma per tutti le genti occupate dai romani nel corso della storia. La Moldova vivaddio ha una sua storia, al contrario della Romania che si è appropiata della cultura moldava e l'ha fatta propria. I moldavi hanno tutte le carte in regola per sentirsi fieramente moldavi.Visualizza altro
      Ieri alle ore 5.38 ·
    • Victor Druță Lei, sg. Baldassare, ha perfettamente ragione quando parla della confusione moldava, sbaglia però di grosso quando afferma questo: "La Romania è una invenzione geografica, non esiste una etnia romena, è un artificio storico. I popoli occupati dai romani nel corso dei secoli sono tutti "popoli romani", cioè popoli di lingua e cultura latina, il discorso non vale solo per i "vlahi"(i veri discendenti dei romani), ma per tutti le genti occupate dai romani nel corso della storia. La Moldova vivaddio ha una sua storia, al contrario della Romania che si è appropiata della cultura moldava e l'ha fatta propria. I moldavi hanno tutte le carte in regola per sentirsi fieramente moldavi." La Romania è nata nello stesso tempo quanda è nata l'Italia, però in una maniera meno violenta che quest'ultima. La lingua e la cultura rumena sono più omogenee che non la lingua e la cultura d'Italia. Non va bene quindi farnetticare dicendo che la Romania si fosse appropriata della cultura moldava. La cultura romena è unitaria. I moldavi "rubarono" ai valacchi la lingua letteraria, i valacchi "rubarono" ai moldavi Eminescu e Enescu, i transilvani regalarono a tutti Slavici, Blaga e così via... La stessa cultura della Moldavia sovietica è tutta impensabile senza l'appoggio massiccio della cultura romena che le stava dietro le quinte. Questo non vuol dire certamente che i moldavi non fossero in grado di creare una nazione tutta loro. Che la creino, per carità, ma senza buttare fango sulla fonte da cui hanno bevuto.
  • domenica 18 dicembre 2011

    Una discussione sulle badanti



          Alina Munteanu si,confermo in situazioni simili diventa molto sottile il confine della realta e fantazia,a volte anche la depressione della persona assistita,e 1 pericolo per quello che sta tutto il tempo vicino..... grazie Afredo ANCORA 1 VOLTA PER INTERESSAMENTO PER NOI ,LE DONNE CHE NN SIAMO ACASA ,grazie
          18 ore fa · Mi piaceNon mi piace più · 5
        • Victor Druță anche un marito cattivo puo essere una fonte di stress, un figlio che non ti ascolta, un stipendio basso. gli italiani a casa loro sono credo più stressati che le povere badanti. le quali fanno un lavoro normale e sono persone libere. non bisogna versare troppe lacrime. ci verra un esaurimento nervoso.
          17 ore fa · Mi piaceNon mi piace più · 2


          Alfredo Lorenzo Ferrari Caro Victor, ti ringrazio per i tuoi preziosi commenti e ti complimento per l'eccellente grado di integrazione che hai raggiunto nel mio paese, è quello che voglio anch'io nel tuo! Buona serata!
          17 ore fa · Non mi piace piùMi piace · 2


          Ana Cusmenco Quando un marito e cattivo hai altre persone care vicino la mama ,sorella qui non ce nessuno,figlio non ti ascolta una sberla e scarichi nervoso.Ho fatto badante per due anni e molto duro lavorare con le persone malate ,e faccile giudicare senza pasare 24 sul 24 .Tutti siamo stressate ,pero le badante hanno bisogna di sostegno.
          17 ore fa · Mi piaceNon mi piace più



    • Hai ragone Alfredo Lorenzo, Victor si è integrato tanto bene, che i suoi commenti sembrano i commenti di un nostro connazionale nato quì da genitori italiani, cioè di gente che non ha mai conosciuto i problemi delle assistenti familiari (al...ias "badanti"). Io ne ho conosciute diverse. E io stesso faccio "la badante" (ho mia madre che sto accudendo ed è disabile non autosufficiente). Posso garantire che è una vita da reclusi, non potendo avere libertà di andare dove si vuole e legati a doppio filo con la persona che si sta accudendo. Ma -nel contempo- le badanti hanno affetti familiari lasciati. Sono in un paese che non è il proprio. Io non voglio fare il difensore d'ufficio di queste donne (alcune sono molto discutibili). Però, chi legge bene l'articolo, viene spiegato molto bene il fenomeno della depressione cosiddetta "sindrome italiana". Ovviamente, sono altresì d'accordo che ci sono molti depressi anche in Italia, soprattutto per chi non si rassegna di non poter avere un tenore di vita alto, sebbene non ha le entrate sufficienti che glielo possa consentire. E spesso si suicidano per questo tipo di depressione!!!!Visualizza altro

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    • e ..... la cosa più disgustosa -oltre che dedicare la loro vita per una famiglia o un anziano- è che spesso trovano una famiglia benestante e cosiddetta "per bene" che "tirano" sul prezzo del compenso mensile e ancor più disgustoso, che non... le pagano i contributi dovuti per Legge, sia pure considerando il minimo possibile (anche se non corretto) delle 25 ore settimanali. Una amica qualche giorno fa, mi ha confidato che le sta capitando proprio a lei. I figli benestanti (lo capirei per una famiglia con entrate da dipendenti) che non le hanno pagato alcun contributo (sia pure il minimo consentito) per tutto l'anno 2010 e indugiano questi ultimi mesi, mentre loro sono liberi di fare i loro comodi, perchè c'è una donna che cura e accudisce il proprio caro. Se questo non indigna, non saprei cosa altro ci sia!!!!Visualizza altro

          17 ore fa · Mi piaceNon mi piace più · 1



    • nn ho mai visto badante inglese,ebrea, tedesca,giapponese... il problema delle donne del ex URSS ke vogliono i soldini e sono pronti a tutti tipi di lavoro.. ma quando si tratta di politica del proprio paese queste donne essendoci limitate ...politicamente non possono partecippare nella politica del proprio paese d- origine e quindi quelli ke nn riescono a imersionare nella politica del proprio paese sono costretti a emigrare e fare questi tipi di lavori. A me mi dispiace x i moldavi sopratutto x 1 000 000 di moldavi che hanno lasciato il loro proprio paese d origine x fare skiavi nei altri paesi.Visualizza altro

          17 ore fa · Mi piaceNon mi piace più · 3
        • Victor Druță Ho fatto il badante per tre anni, mia moglie - per 11, so che dico. Non è che mi rifiuto di riconoscere che le badanti possano avere vari e gravi problemi, mi rifiuto solamente di considerare lo stress una malattia. ciascuno si deve autogovernare.
          17 ore fa · Mi piaceNon mi piace più · 3



    • Caro Simon non ti dovresti permetterti di offendere in questa maniera le donne dell*ex URSS,"per i soldini siamo pronti a tutti i tipi di lavoro?!siamo limitate politicamente",ma che ne sai tu,siamo interessate in primis della politica del ...nostro paese,poi della politica italiana,nn generalizzare le persone,perche quelle che erano ignorante nel loro paese rimangono cosi ovunque vanno,in ogni nazione esisstono dei ignoranti,e poi fare la badante 24/24 e dificile psicologicamente,ma molto dificile,parecchie persone vanno in depressione,e per questo magari gli italiani che assumano una badante dovrebbero rispettare la lege e nn aproffitare della buona fede delle badanti e farli lavorare anche nei giorni ore quando dovrebberero essere libere senza essere pagate ho chieste se danno la loro disponibilita,questa e una problema di coscienza...e questa si che e una forma di schiavitu,purtroppoVisualizza altro

          16 ore fa · Non mi piace piùMi piace · 8
        • Victor Druță darius, parli a vanvera, dati una svegliata
          7 ore fa · Mi piaceNon mi piace più · 1


          Simon Darius Victor Druță vai a fare lavaculo o muratore, nn ho kiesto il tuo giudizio..
          7 ore fa · Mi piaceNon mi piace più
        • Victor Druță vedi, ti sei scoperto, adesso sapranno tutti chi sei. buonanotte!
          7 ore fa · Mi piaceNon mi piace più


          Simon Darius ma l hai scritto tu ke x 3 anni ti 6 specializzato come badante
          7 ore fa · Mi piaceNon mi piace più



    • cara Violeta Calugaru e normale ke 6 rimasta offesa, ma purtroppo questa e la verita,cosa mi vorresti dire della politica? ke hai combatuto contro comunisti e hai fatto publicita x AIE? (integrazione? unione europea si sta sholiendo, euro s...i svaluta, e md. vogliono integrarsi in UE, ma x stare in UE si deve pagare fior di quatrini... hanno md. soldini? no!!!) grazie a voi a miliaia di persone limitate politicamente tocca di stare in imigrazione, e avere al governo md. criminali,ladri,clown,dormiglioni e spendaccioniVisualizza altro

          7 ore fa · Mi piaceNon mi piace più


          Ana Cusmenco Essere badante non significa essere stupide.Anche noi abbiamo molti arrgomenti validi contro comunisti e AIE.Grazie a net.possiamo legere tutti giorni giornale per essere informati,pero come sempre le donne dell'ex URSS sono considerati un po piu basso dell uominii ,sbaglio piu grosso .Stress ,depresione e una malatia.
          2 ore fa · Mi piaceNon mi piace più · 1



    • SEI UN BASTARDO RAZZISTA SE AVESSI UN PO DI INTELIGENZA NON TI PERMETTERESTI AD ACCUSARE TUTTI GLI STRANIERI PER GLI DISASTRI CHE SUCCEDONO,E SI HANNO COMBATTUTO I MIEI GENITORI CONTRO I COMUNISTI,ANCH*IO LO STESSO Anche tante persone,contr...o quel bastardo di Voronin,poi provengo da una famiglia di intelettuali e sono laureata quindi sciaquiti la bocca prima di parlare di me o di migliaia di altre persone laureate o no,che sono costrette a fare la badante non "lavaculo"come dici te,con ironia da 2 soldi o questo e tuo modo di parlare nn mi meraviglierei,anche tu arriverai anziano e qualcuno ti "lavera il culo anche a te" e ringrazierai il Dio che sono persone che hanno il cuore la pazienza di badarti,e un lavoro che merita tutto il rispetto,e credemi le persone che lo fanno hanno l*inteligenza di andare oltre e pensare che aiutano,danno l*afetto che magari i loro genitori nn lo riceveranno,ma cosa sto dicendo io a te sei un ignorante che a parte ad offendere non sa polemizzare non e capace di pensare perche e limitato come tanti altri che danno la colpa ai stranieri per tutto,Visualizza altro

          2 ore fa · Mi piaceNon mi piace più · 2



    • Certe persone fanno schiffo e pure hanno gli affari in Moldavia conoscono la lingua,ma si permettono di offendere la nostra nazione nel quale pese si fa tutti i comodi,allora Darius che c...o stai facendo in Moldavia,io non mi permetto di g...eneralizzare gli italiani,e poi ho rispetto per questa nazione pe l*arte,cultura ho dei ottimi amici e nello stesso momento ho tanto disprezzo per dei ignoranti come te,vedi non basta giacca e cravata e qualche foto cn dei personaggi notti per farti valere basta che apri la bocca...volevo sinceramente fare i complimenti ad Alfredo Ferari,ha veramente il cuore per nostro paese.Visualizza altro

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    • non voglio (e non volevo) fare il difensore d'ufficio delle assistenti familiari.
      Alina Munteanu e Ana Cusmenco hanno già loro stesse medesime, espresso -quì- molto bene la realtà del mestiere "della badante".
      Come pure -in un altro post c...on stesso argomento- ci ha pensato molto bene Tatiana Nogailic, che voi tutti conoscete, per la sua opera in favore delle migranti.
      Nemmeno voglio essere il loro strenuo difensore.
      Ha ragione pure Victor Druță a dire di non versare troppe lacrime, precisando che fanno un lavoro normale (lui ha precisato che lo ha fatto pure lui quel mestiere e pure sua moglie).
      Io aggiungo -anche- che nessuno le ha obbligate a venire quì a fare questo tipo di lavoro.
      Pure Simon Darius conosce il problema delle "badanti", quando dice che "...hanno lasciato il loro proprio paese d'origine x fare skiavi nei altri paesi".Visualizza altro

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    • Vorrei dire, però, a Victor e a Simon (spero che accettiate questa mia osservazione, senza che vi irritate o vi offendete) che l'articolo di giornale che ha postato Alfredo tratta l'argomento di una nuova malattia (un nuovo tipo di depressi...one) che è stata denominata "sindrome italia".
      Io ho letto tutto l'articolo, dall'inizio, fino alla fine. Voi lo avete letto tutto?
      Mi è capitato in un altro post che veniva postato un articolo di un sindaco che ha denunciato per denigrazione, uno che si è permesso di esprimere dei giudizi sull'operato di un Comune.
      Quell'articolo l'ho letto tutto fino in fondo e veniva riportato che un Tale si scagliava contro il Comune per non supportare una famiglia ridotta a rubare delle bistecche, quando quella famiglia non era nè residente in quel comune e neppure risultava (stando allo stesso articolo di giornale) nemmeno indigente.Visualizza altro

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    • Succede, spesso, che non si legge tutto, ma ci si limita al titolo, per non aver la pazienza di leggerlo tutto.
      Esattamente come è successo a me tante volte che telefonavo alla Regione e la centralinista non mi lasciava finire, passandomi l...'ufficio sbagliato (e, a volte, anche con più tentativi!).
      Ebbene, l'articolo di giornale di questo post, riporta una serie di studi su una malattia nuova, definita "sindrome italia".
      NON STO QUI' A DISCERNERE SUI MOTIVI CHE SPONGONO QUESTE DONNE a lasciare affetti, spesso figli piccoli (lasciati a vecchi genitori o -peggio- a orfanatrofi), amici d'infanzia e familiari, per andare in un altro paese straniero con usi e costumi diversi e con lingua che non sanno.Visualizza altro

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    • Infatti, molte vengono per necessità (rimaste sole con uno o più figli, per il compagno scappato, oppure per un compagno che le picchia oppure per un compagno sempre ubriaco anch'egli per problemi che sono noti).
      E molte vengono -invece- co...n animo (in stile western) all'assalto della diligenza, nel paese (secondo loro) "del bengodi" o -per meglio dire- per fare soldi (molte hanno fatto il mutuo e si fanno la villetta al loro paese), mentre -se rimanessero- farebbero ugualmente una vita umile e dignitosa, anzichè fregandosene di affetti e famiglia.
      NEMMENO STO QUI' A DISCERNERE sui gravissimi danni che subiscono i bambini di queste donne, lasciati soli e senza affetto (problema acennato nell'articolo di giornale di questo post)
      IL TEMA DI QUESTO POST E' QUESTO TIPO DI DEPRESSIONE NUOVA che l'hanno denominata "sindrome italia".Visualizza altro

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    • Ed è una depressione dovuta proprio al fatto che queste donne (e, Victor Druță, è ovvio che non riguarda tutte le donne migranti) sono lontane da casa.
      Lavorano in una famiglia dove ci sono anziani molto spesso depressi e malati (per questo... motivo, viene chiesto dai familiari una assistente familiare).
      Ritornano dopo anni e non si ritrovano più bene nell'ambiente che hanno lasciato, proprio perchè rimaste lontano da molto tempo.
      E spesso il loro mestiere -a differenza di altri mestieri- comporta la totale disponibilità, eliminando ogni libertà personale.
      Certo, sono d'accordo con Victor Druță, quando dice che che non si debbono commiserare, dicendo "povere badanti", perchè ogni mestiere comporta sacrifici (i soldi non li regala nessuno per niente).


    giovedì 8 dicembre 2011

    IL POPOLO PIU' RIDICOLO DEL PIANETA

    Di Victor Druta

       Il mio popolo vive ”all'est dell'ovest”, tra la Romania e l'Ucraina, ed è il più ridicolo popolo del mondo. Perché ha sempre pensato di essere ciò che non era. È sempre stato parte di qualcosa più grande di lui. Nei gloriosi tempi lontani, quando Traiano fondò sul territorio della Dacia sconfitta la provincia romana Dacia Felix, gli sembrava di essere un popolo romano che parlava latino, ma ben presto scoprì di essere tutt'altra cosa: un popolo che si chiamava rumeno e che parlava, appunto, il rumeno, una lingua neolatina. Nel medioevo il popolo rumeno ha creato due stati: Valacchia e Moldavia. Voi, valacchi, siete rumeni? Certo che sì! E voi, moldavi? Questi ultimi, siccome erano stati tante volte abbindolati, erano piuttosto dubbiosi. E mentre i loro saggi rispondevano alla domanda con un chiaro e sonoro sì, i moldavi si grattavano la testa e poi, rossi dai dubbi, dicevano: noi siamo moldavi. Ed era vero, altroché.

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    Nel frattempo, i grandi imperi cominciano a scontrarsi. Nel 1812 la Russia sconfigge la Turchia e strappa alla Moldavia – che della Turchia era vassalla – quasi metà del proprio territorio, le più fertili terre situate fra i fiumi Prut ad ovest, Nistru ad est e il Mar Nero al sud, dove crea una provincia, nominata impropriamente Bessarabia (così si chiamava soltanto la parte meridionale della regione). Ed è qui che nascerà, fra un errore della storia e uno della lingua, il mio incredibile, paradossale, ridicolo e beneamato popolo moldavo.

    Quello che rimase dello storico stato moldavo dopo la perdita della Bessarabia, cioè il principato della Moldavia, dipendente ancora da Constantinopoli, ma protetto da Pietroburgo, si aggrega al principato della Valacchia e forma, nel 1859, lo stato di Romania. La Dacia Felix e il popolo che portava nel suo nome il marchio della città eterna di Roma comincia a risorgere. Noi, quelli di Bessarabia, rimasti nell'imperio dello zar, abbiamo guardato alla Romania con tanta speranza, ma mai e poi mai avremmo pensato che un bel giorno l'indistruttibile potenza imperiale russa crollasse come un castello di sabbia. E pure così fu. Il 2 dicembre 1917 la Bessarabia si proclama stato indipendente – la Repubblica Democratica Moldava – e il suo parlamento voterà il 27 marzo 1918 l'unione con la vicina e parente Romania, atto politico riconosciuto sulla scena internazionale col Trattato di Parigi del 28 ottobre 1918, firmato da Gran Bretagna, Francia, Italia, Giappone e Romania.

    ****************

    E così che inizia un bel periodo di rinascimento nazionale e spirituale. I moldavi di Bessarabia, che etnicamente sono rumeni con tutte le carte in regola, scoprono che nelle scuole si può studiare non soltanto in russo, ma pure nella loro lingua materna, scoprono quanto a loro siano cari i versi di Eminescu e Coșbuc, le fiabe di Creangă e Ispirescu, le commedie di Alecsandri e Caragiale, i racconti e i romanzi di Sadoveanu. Cantano, piangono, ridono insieme con tutta la Romania i miei moldavi. Sono la Romania. Sono popolo rumeno. Prendono d'assalto i licei e le università. E così che crescerà una generazione colta, preparata che da lì a poco avrebbe fatto la resistenza spirituale al rullo russificatore sovietico.

    L'Unione Sovietica, l'erede dell'Impero russo, aveva riconosciuto ufficialmente l'indipendenza di alcuni territori che si erano staccati dalla Russia, come la Finlandia e la Polonia, ma non ne vuole sapere di riconoscere l'unione della Bessarabia con la Romania. E quindi, quando a Mosca si firma il famoso trattato Ribbentrop-Molotov, nel protocolo addizionale segreto fu stipulato che la Bessarabia, insieme con i paesi baltici, spettava ai sovietici e che il resto della torta europea se la prendevano i tedeschi. E così, il 28 giugno 1940, la Romania, cedendo a un secco ultimatum sovietico, sgombera la Bessarabia.

    I miei moldavi capivano benissimo che dovevano sopportare l'ennesima occupazione; erano però arrabbiati per il modo vile e poco dignitoso con cui la madrepatria li aveva abbandonati in pasto all'orso russo, cioè senza sparare un solo colpo. Con l'amministrazione rumena fuggirono precipitosamente, schiacciati dai carri armati russi, i proprietari terrieri grandi e medi, i preti, gli insegnanti. Rimasero i contadini più poveri...

    E vabbene, questa è la storia. Ribellarci a posteriori non serve a niente. Era allora che avremmo dovuto combattere. E invece noi quelle battaglie storiche le combattiamo, con il senno di poi e con un furore spropositato, adesso, sulle pagine di alcuni giornali di Chisinau, come “Literatura si Arta”. Vi avevo detto, no, che il mio popolo è paradossale. Le vicissitudini della sorte lo hanno abituato a non resistere apertamente al nemico. Meglio piegarsi, perché, come insegna un noto proverbio rumeno, “la sciabola non taglia una testa china.” Perciò, la resistenza contro i russi fu debolissima. Furono accolti con pane e sale, secondo la tradizione, nel 1940 e naturalmente nel 1944, quando vinsero la guerra contro la Germania. Subito dopo la guerra, nel 1946, una grave siccità colpisce il paese per due anni di seguito. In queste condizioni, ai contadini viene imposta – e riscossa senza pietà – una gravosissima imposta in prodotti agricoli, e nella Repubblica sovietica socialista moldava si scatena una spaventosa carestia. In due anni muoiono in 250 mila, su una popolazione di circa due milioni di persone. Un genocidio, si direbbe oggi. Non sono però le dimensioni di questa immane tragedia che colpiscono l'immaginazione, bensì il fatto che non si è ribellato nessuno. E qui che cominciano a manifestarsi con maggior forza le nostre squisite qualità, il nostro paradossale modo di vivere.

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    Nel 1949, per preparare alla meglio il terreno per la collettivizzazione dell'agricoltura, si procede allo sradicamento dei ricchi, i cosiddetti kulak, i quali erano semplicemente i contadini che sgobbavano di più, comunque poveri diavoli. Vengono deportate in Siberia decine di migliaia di persone, gente buttata giù dal letto in piena notte, caricata in carri-bestiame, costretta a viaggiare senza cibo ne acqua per lunghe settimane, i morti buttati giù dai vagoni nella taiga... E nessuna ribellione. Tutti gli aguzzini vivi e sani. Eppure, nella coscienza della gente semplice, gli autori di questi orrori sono perdonabili. Non è invece assolutamente perdonabile il gendarme rumeno che ha preso a schiaffi un ladro di polli o un ubriacone. E quindi, alla gogna la Romania! E niente unificazione! Siamo sovrani, siamo indipendenti!

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    Nel 1991 l'Unione Sovietica si scioglie come un fiocco di neve in primavera e arriva per i moldavi il tempo di dare il meglio di loro stessi. Si proclamano indipendenti, incuranti della loro assoluta mancanza di risorse, e quindi della loro dipendenza dagli altri stati. Dichiarano nella loro Costituzione che la lingua ufficiale della Repubblica di Moldova è il moldavo, vale a dire una lingua che non esiste, perché il cosiddetto moldavo, anche quando era scritto in alfabeto cirillico, altro non era che il rumeno letterario. Sulla questione della lingua che parliamo, dell'alfabeto che dobbiamo usare, i moldavi hanno discusso a lungo e in una maniera grottesca, anacronistica e senza un risultato chiaro. L'alfabeto latino è stato accettato, però la Costituzione prevede che la lingua ufficiale sia il moldavo. Mentre nelle scuole la lingua materna si chiama “limba română”. Un altra fonte di ridicolo è il nostro inno nazionale. Perché è stato scelto come testo una poesia dedicata non alla nazione, ma alla “lingua nostra”. Molto bella sì, ma che appare tragicomica in un contesto linguistico russificato, dove “la lingua nostra” è emarginata, torturata e storpiata in modo indicibile.

    Per quanto riguarda il conflitto con l'autoproclamata Transnistria, sfuggita alla giurisdizione di Chisinau, la Moldavia si è cacciata da sola nei guai, pretendendo un territorio che storicamente non le è mai appartenuto. Quindi, dopo aver combattuto un'ingloriosa guerra con la Transnistria e con la 14a armata russa, ci portiamo addosso anche il peso dell'irrisolto problema territoriale, che non è di poco conto quando trattiamo con la Russia o con l'Unione Europea.

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    Aggiungiamo che noi moldavi in questi duri tempi abbiamo innalzato un costoso monumento alla memoria del Poeta Anonimo, creatore geniale del nostro folklore. Ma per carità, chi se ne frega di quel folklore? E aggiungiamo poi che ci siamo inutilmente arrabbiati con un grande poeta russo del Ottocento, Alexandr Puskin. Esiliato a Chisinau dallo zar, per le sue colpe politiche, Puskin si rivolge in versi a un amico e lamenta lo squallore di questo borgo dove non ci sono né belle donne né librerie. Il giovane poeta, abituato alla vita mondana di Pietroburgo, si scaglia con ironiche maledizioni e spiritose battute contro il luogo del suo esilio. Povero Puskin! Non sapeva che avrebbe enormemente irritato, dopo due secoli, gli schizzinosi moldavi, ai cui occhi egli è colpevole di essere stato ingrato verso il popolo che gli ha offerto ospitalità. Altra colpa imperdonabile di Puskin è il suo celebre poema “Gli zingari”, che inizia incautamente con questo verso: “Tzigane, shumnoiu tolpoiu, po Bessarabii cociuiut” (“Gli zingari, in rumorosi gruppi, vagano per la Bessarabia”). Grazie a questo poema si sarebbe radicata nella mente dei russi l'idea che i moldavi fossero zingari. Ed essere chiamati zingari per i fieri rampolli di Traiano è altamente offensivo.

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    Ecco, questo siamo noi, e perseveriamo in questi originali, eufemisticamente parlando, atteggiamenti. Però, per il resto, siamo perfettamente europei e capacissimi di integrarci con la nostra voce e con i nostri tantissimi diplomi e lauree nel concerto dei popoli dell'Unione Europea. A parte le nostre stranezze, ci portiamo dentro anche qualcosa di molto serio, forse un senso contadino della vita, un senso della responsabilità e un amore per i nostri cari, che fanno di noi generalmente persone affidabili [...]



    (Pubblicato ne Il Foglio, il 9 aprile 2008 sotto il titolo “Cara Europa, salva il più ridicolo popolo del pianeta, il mio”)

    mercoledì 7 dicembre 2011

    “ZINGARIADA”... “TZIGANIADA”...

    Di Victor Druta

    Stavo zappando la vigna del mio padre assieme a Gheorghe, che aiutava tutti per qualche rublo e un po' di cibo. Ero un giovane universitario venuto in vacanza nel mio villaggio, e Gheorghe uno zingaro forzuto di una quarantina d'anni. Il sole andava verso mezzogiorno. “Che cosa mangiamo oggi a pranzo?” mi chiese Gheorghe. “Pane, salame e vino rosso”, risposi. “Salame! Buono il salame! Ma tu lo sai, caro Victor, che se mangi il salame ti si gelano i piedi di notte?” “Ma che dici, Gheorghe, la scienza non ha scoperto niente del genere.” “Invece sì, e te lo spiego. Il salame ti rinvigorisce e così ti viene anche una grande voglia di fare l'amore. E mentre dormi sdraiato sulla schiena il tuo pene si alza e comincia lentamente a tirare la coperta in su. Quindi, i piedi si scoprono e ti si gelano, è scientifico.” Scoppiai a ridere e lo zingaro Gheorghe, grazie a quello strano, originale gioco della sua immaginazione, si era guadagnato la mia simpatia per sempre.

    Purtroppo, non tutti gli zingari risultano simpatici. Noi, rumeni e moldavi, nei loro confronti siamo abbastanza razzisti. Questa discriminazione, nonostante sulla carta gli zingari siano uguali ai rumeni, ha le sue spiegazioni storiche. Giunti nei paesi rumeni nel medioevo, persero subito, quasi tutti, la libertà, diventando schiavi. Alcuni si offrirono essi stessi in schiavitù. Lavoravano sulle terre dei boiardi e nelle loro case come servi, sgobbavano sulle terre dei monasteri. Conservarono la loro lingua, erano fabbri e musicisti di talento, ma non possedevano nulla, sicché non potevano essere assimilati neppure ai servi della gleba. E poi il carattere, la loro condizione di popolo sparpagliato un po' qua e un po' là non ha certo contribuito a che gli zingari si sentissero una forza capace di liberarsi, di scrollarsi di dosso la schiavitù. Non avevano la faccia seria, la voglia di libertà e di combattere dei neri americani. Erano contenti di quello che racimolavano, rubavano non appena si presentava l'occasione e non conoscevano la depressione. Questo non significa che nelle loro comunità regnasse il caos e la promiscuità: avevano loro capi e rispettavano regole precise.

    Al inizio dell'Ottocento uno scrittore illuminista della Transilvania, Ion Budai- Deleanu, scrisse “Tziganiada”, una grande epopea in dodici canti, che racconta la fantastica vicenda della creazione di un'armata zingara messa insieme per combattere i turchi e per creare uno stato zingaro. È un'opera molto divertente. L'azione si svolge nel Cinquecento, quando regnava in Valacchia Vlad Dracul, soprannominato Țepeș, cioè l'Impalatore, per il suo vizio di impalare i nemici. Budai-Deleanu, introducendo Vlad Țepeș sul terreno della finzione letteraria, lo mette a capo di un esercito tutto zingaro e lo manda contro i turchi. Come ricompensa della guerra, gli zingari avrebbero ottenuto la concessione di un territorio per uno stato indipendente. Vlad mette gli zingari alla prova: lungo la strada che porta al campo di battaglia, lascia incustoditi i carri delle provviste. I soldati zingari si fermano e si mettono a banchettare lasciando perdere la battaglia. Poi si mettono a litigare per futili motivi sulla strategia e sulla tattica da adottare. Nessuno ascolta nessuno, nessuno dà ragione a nessuno. Finiscono col battersi tra di loro e contro una mandria di mucche. Nel frattempo, a uno dei giovani capi zingari, Parpanghel, alcuni diavoli rapiscono la fidanzata, la bella Romica. E costui, come Ulisse e Orfeo, intraprende un viaggio nell'aldilà per salvarla. È una buona occasione per l'autore per descrivere la versione zingara del paradiso: una specie del paese della Cuccagna.

    Budai-Deleanu ci offre l'immagine di un popolo ancora immaturo. La storia successiva degli zingari ha dato ragione allo scrittore. A inizio Ottocento si trovavano ancora in schiavitù. L'abolizione ufficiale della schiavitù degli zingari nella Valacchia e nella Moldavia avvenne fra il 1830 e il 1860 e fu un grande passo in avanti. Tuttavia, la loro situazione non migliorò molto. La nuova Romania, formatasi dall'unione della Valacchia e della Moldavia nel 1859, gli accolse come cittadini a pieno titolo; diversi scrittori denunciarono la loro discriminazione e crearono personaggi zingari di grande rilievo, come lo zingaro Răzvan del dramma romantico di B. P. Hasdeu “Răzvan e Vidra”. Essendo uno schiavo libero, colto, nobile, valoroso, Răzvan supera tutte le barriere, fa una carriera fulminea e sale sul trono della Moldavia. Con lo sviluppo economico del paese e della società civile, l'integrazione degli zingari doveva progredire. E infatti appaiono nella società rumena della prima metà del Novecento zingari laureati, uomini d'affari, musicisti di grande fama. Negli anni Trenta c'è un'Associazione generale degli Zingari della Romania, seguita da un'Unione generale dei rom della Romania. Viene convocato un congresso nel 1933. Con l'avvento dei fascisti al potere e poi con l'instaurazione della dittatura di Ion Antonescu, questi inizi promettenti sarebbero rimasti un ricordo.

    Nel 1942 esisteva ufficialmente l'”emergenza rom”, espressa quasi negli stessi termini che si usano oggi in Italia: piccola criminalità, accattonaggio, degrado. E si decise, come era naturale per un regime dittatoriale, la deportazione. I motivi non furono razziali, come nel caso della deportazione degli ebrei, un anno prima: fu una questione di ordine pubblico, di risanamento morale e di imposizione del culto del lavoro, come si diceva allora. Gli zingari dovevano essere deportati in Transnistria, territorio sovietico conquistato nel 1941, più grande dell'attuale Transnistria moldava. Il bello è che tra gli zingari cominciò a circolare la voce che nella Transnistria sarebbero state assegnate a ciascuno case, terreni, mucche e ogni bendidio. Quindi alcuni di loro fecero di tutto, perfino false autodenunce, per essere iscritti negli elenchi dei deportati: dichiararono di aver commesso vari reati, sposarono in fretta donne che erano già iscritte nelle liste pur di andare in Arcadia. Furono caricati sui treni (nel settembre 1942) 11.441 zingari nomadi e 13.176 zingari sedentari, compresi donne e bambini. Le loro ingenue aspettative sfumarono appena scesi dai vagoni. Sistemati in case confiscate alla popolazione locale, dovettero vivere in condizioni di grande miseria, tra i pidocchi, senza alcuna assistenza medica. Non avevano di che nutrirsi e andavano a rubare agli ucraini. Per riscaldarsi distruggevano tutto quello che gli capitava a portata di mano, pur di mettere un pezzo di legno sul fuoco. Morivano comunque. Gli ucraini, terrorizzati, si difesero come poterono: per loro quella fu la peggiore di tutte le invasioni. Fallita la grande colonizzazione, gli zingari tornarono quasi tutti in Romania , per conto proprio. Le autorità chiusero un occhio.

    Finì la guerra, e sembrò cominciare un'era nuova e felice. Il socialismo fu per gli zingari un'ottima occasione per diventare sedentari, perché i rom vennero equiparati a tutti gli altri cittadini diventando coproprietari di tutti i beni dello stato. E infatti tanti si integrarono. Il fattore culturale però si manifestò una volta di più con forza. Gli zingari generalmente restarono più poveri degli altri e più antisociali. Il socialismo incentivava le nascite. Furono proprio gli zingari i più prolifici, con tutte le conseguenze sul piano del tenore di vita, nonostante gli assegni statali. D'altro canto, il socialismo fu disastroso , perché distrusse non soltanto la classe dei grandi latifondisti, ma pure quella dei piccoli possidenti terrieri. La terra era un bene collettivo, quindi di nessuno, le fabbriche appartenevano allo stato e l'operaio non se ne sentiva affatto il padrone. Quindi si lavorava male e si rubava molto. Questi condizioni non erano le migliori per la formazione di persone dignitose con solidi princìpi morali, perché il fulcro della dignità umana, checché se ne dica, è la proprietà. Si può dire che il socialismo “zingarizzò” un po' tutti.

    Adesso che si sono aperti grandi prospettive di libertà e sviluppo, la buona notizia è che anche gli zingari hanno una gran voglia di noiosa e benestante vita borghese, come si può vedere da tante belle case che loro si stanno costruendo in Romania. In Moldavia, a Soroca, c'è un intero quartiere zingaro dove sono sorti in breve tempo palazzi fastosi. Sì, un po' kitsch, ma il kitsch si attacca sempre ai nuovi ricchi. Le generazioni che verranno saranno di sicuro più raffinate.

    (Pubblicato ne "Il Foglio quotidiano" il 22 giugno 2008 con il titolo “Schiavitù, nomadismo, epopee zigane, socialismo e palazzi kitsch. Ecco come li vede un moldavo”)

    martedì 6 dicembre 2011

    ORGOGLIOSAMENTE MOLDAVA

    Di Aurica Danalachi

    Chi conosce le dispute che già da parecchio tempo animano la vita, politica e sociale, della Moldavia, comprenderà dal titolo di questo breve articolo la mia posizione. Sono nata nei tempi dei grandi crolli, subito dopo il crollo del Muro di Berlino, poco dopo è crollato pure l'Impero Sovietico. Ed ho imparato sin da bambina, in barba ai tempi duri, ad amare la mia terra, il mio popolo. Questo legame è diventato ancor più forte da quando sono venuta in Italia, da dove tengo d'occhio le faccende poco felici della mia patria.

    Ma nonostante la povertà, nonostante i problemi irrisolti del mio paese, io ci tengo tanto alla Moldavia, tengo alla sua sovranità ed integrità territoriale. Si, è vero, siamo una piccola nazione. ...Nazione? Eh sì, Nazione, perché non mi sento né romena, né tanto meno russa, mi sento propriamente ed originariamente moldava! Con un bisnonno polacco, una nonna bulgara e con altri nonni moldavi, con genitori moldavi ex-cittadini sovietici – direi che non sarebbe possibile sentirmi altrimenti! Questo gran miscuglio di etnie caratterizza tutto il popolo moldavo. E quindi, abbiamo le nostre particolarità, abbiamo una nostra storia, una nostra sofferenza, ma anche un nostro patrimonio genetico, questo sì che ricchissimo! Credo che siamo UNICI. E credo che dobbiamo difendere questa nostra unicità.

    È vero, la Moldavia fu una marionetta nelle mani delle potenze storiche. Ma la storia non la dobbiamo semplicemente studiare, la dobbiamo comprendere e la dobbiamo creare! Solo in tal modo potremmo evitare di commettere gli errori del passato. Ora abbiamo la possibilità, la grande chance! di decidere NOI STESSI il destino della Moldavia, di farci rispettare e di affermarci come NAZIONE!!!

    Non è per niente facile. Ci sta addosso la crisi. La Moldavia vive in un clima di tensioni ed incertezze, avvelenato dai egoismi politici e corruzione. Ma questa è la nostra sfida. E quindi ce la dobbiamo mettere tutta.